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Le madri dei volontari

Del tutto privato ed emotivo sembra il rapporto che unisce i soldati al fronte e le loro madri, legati da uno scambio incessante di incoraggiamenti reciproci a mezzo lettere. Come scrisse Piero Calamandrei, operatore dell’Ufficio Propaganda, in un’orazione: La posta è il più grande dono che la patria possa fare ai combattenti: perché in quel fascio di lettere che giunge ogni giorno alle trincee più avanzate, la patria appare ai soldati non più come un’idealità impersonale ed astratta, ma come una moltitudine di anime care e di noti volti, in mezzo al quale ciascuno riconosce un bene che è solamente suo, uno sguardo che soltanto per lui riluce, una voce che per lui solo canta. Il volontario Guido Zanetti, morto il 9 agosto 1916, ha uno scambio epistolare intensissimo con la madre Maria. Giani Stuparich, nel romanzo Ritorneranno, parla della mamma che racchiude in sé tutte le mamme di Trieste, impegnate a insegnare ai figli l’amore per la Patria. Angiolina Talkner Corsi, madre di Guido Corsi, viene esaltata da D’Annunzio che le dedica la medaglia di Ronchi conferita postuma al figlio, dicendo: Se vi fosse spazio bastevole tra i ferri levati ed i lauri legati io v’inciderei il divino verso dantesco “benedetta colei che in te s’incise”. Anna Depangher, madre di Nazario Sauro, è costretta a negare di conoscere il figlio arrestato dagli austriaci nel vano tentativo di salvarlo.

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