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Archivio della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte

Nel 1907, il direttore del museo, Alberto Puschi, nell’evidenziare il dono di alcune fotografie da parte dei Fratelli Alinari di Firenze e delle eredi di Giuseppe Caprin, storico e patriota triestino, giornalista ed editore, sottolinea l’esigenza di realizzare un archivio fotografico che gioverà agli studiosi della storia e dell’arte ed offrirà un prezioso materiale, quando, mutate le tristissime condizioni del presente, potremo tenere nella sede del museo conferenze e lezioni a beneficio della cultura popolare.

Nel dicembre 1908, verrà assunto il custode del Gabinetto fotografico dei Civici Musei, Pietro Opiglia (1877-1948), operativo sino al 1947.

Il dipendente comunale racconterà i musei e l’evoluzione urbanistica di Trieste attraverso le immagini. La sua produzione fotografica si contraddistingue per un uso sicuro delle tecniche fotografiche unito alla ricerca di personali punti di ripresa che riescono ad esaltare i soggetti fotografati. Dopo Opiglia, si avvicendano in Fototeca: Marcello Zentilomo (dal 1947 al 1978), Fulvio Stradella (dal 1954 al 1979), Denis Milocco (dal 1981 al 1988) fino a Marino Ierman e Alessandra Relli, fotografi tuttora attivi.

Ancor prima della nascita del Gabinetto fotografico, consapevole dell’importanza della fotografia per i musei, Felice Venezian, avvocato, consigliere comunale e presidente del Curatorio del Civico Museo d’Antichità, dona nel gennaio del 1901 una macchina fotografica Kodak da potersi adoperare tanto per rilievi istantanei quanto a posa.

Ma la macchina donata non è uno strumento professionale e pertanto, nel 1912, il Comune acquista un apparecchio di qualità la Royal Ruby, senza obiettivo, gr[andezza] 13×18, cinque doppi chassis, tre tavolette supplementari, un piedistallo col relativo sacco a fodera di tela e pelle presso la Thornton-Pickard company, ad Altrincham in Inghilterra. Alberto Puschi, nel motivare l’acquisto, specifica che si dovrà proseguire nelle campagne di assunzioni dei monumenti, rovine, strade nel territorio di Trieste, Istria, Gorizia per completare la carta topografia archeologica e rilevare le scoperte di antichità in seguito a scavi eseguiti dal museo stesso, prendere copia di chiese, edifici (…) riprodurre gli oggetti delle collezioni del museo stesso che la loro mole o posizione non possono fotografarsi che mediante apparati speciali.

La prima fotografia inscritta nel Registro degli inventari della Fototeca è stata donata il 5 dicembre 1896 da Giuseppe Pituelli (1845-1900), custode della Casa dei Poveri. Si tratta di una fotografia di Villa Murat a cui è stato incollato un positivo ritagliato ritraente una carrozza con Enrico Rieter, cittadino svizzero proveniente dal Comune di Winterthur nel Cantone di Zurigo, di professione negoziante.

Gli incrementi, succedutisi nel tempo, hanno determinato la costituzione di un patrimonio di grande rilevanza che attualmente conta quasi tre milioni di immagini fotografiche negative e positive di vari formati e tecniche, un consistente numero di stampe tipografiche e cartoline postali, oltre a immagini uniche (dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipi), stereoscopie che documentano la storia della fotografia tridimensionale e album di epoche diverse.

Tra i fotografi operanti a Trieste spiccano: Wulz, Sebastianutti e Benque, Zanutto, Ceregato, Circovich, Emblemi e Ballarini, Daguerre, Eram, Franceschinis, Ramann, Rieger, oltre ad Alinari, Beer, Nadar, Naya.

Testo tratto da Da Trieste alla Luna in stereo 3D: vedere il mondo e restargli nascosto di Claudia Colecchia

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